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Settembre 26, 2022L’acquedotto romano rappresenta una vera eccellenza di ingegneria e di edilizia.
Il concept dell’acquedotto romano consiste nella forza di gravità che attiva l’effetto scivolo grazie al quale l’acqua veniva trasportata partendo dal punto sorgente riuscendo a soddisfare lo scopo per cui veniva progettato, ossia raggiungere sorgenti distanti nelle città, approvvigionandole di acqua, rifornendo terme, latrine, fontane e abitazioni.
Le acque di scarico venivano poi eliminate attraverso sofisticati sistemi fognari e fatte defluire sfruttando la pendenza, quindi sempre la forza di gravità che caratterizza tutti gli acquedotti romani.
I condotti erano costruiti in pietra, in mattoni oppure in cemento. Generalmente, venivano interrati in modo tale da seguire le linee del terreno in cui erano stati inseriti. Ciò che ostacolava il tragitto degli acquedotti veniva aggirato, se possibile, oppure forato, facendolo diventare un tunnel e parte integrante del percorso dell’acquedotto stesso.
Quando gli acquedotti si trovavano ad attraversare vallate e pianure, i condotti erano sostenuti da strutture costituite da una serie di arcate. In questo caso, le tubazioni attraverso cui viaggiava l’acqua erano fatti di piombo o di ceramica o di pietra.
Inoltre, gli acquedotti romani erano dotati di un sistema di vasche di sedimentazione e di serbatoi, che è corretto definire all’avanguardia. Infatti, riuscivano a dosare la quantità e il flusso di acqua in base alle necessità.
Sommario
Che cos’è un acquedotto romano?
Si tratta di un’opera di alta ingegneria che gli Antichi Romani realizzarono con una estrema precisione, riuscendo a conferire una pendenza quasi impercettibile (in alcuni tratti anche inferiore a un piede per miglio di distanza), ma perfetta che ha consentito nei decenni il trasporto dell’acqua lungo distanze di diversi chilometri.
Il principio del funzionamento degli acquedotti romani si basa sulla forza di gravità con cui si trasportava l’acqua, proprio come se fosse posta su uno scivolo.
Rappresentano anche un’opera architettonica armoniosa: sono facilmente riconoscibili perché ancora oggi possiamo ammirare questi capolavori dalla possente ed elegante struttura ad arcate.
Qual è stato il primo acquedotto romano?
Il primo acquedotto romano realizzato risulta essere stato quello di Aqua Appia nella città di Roma e risale all’anno 312 A.C.
Commissionato da Appio Claudio Cieco, creatore anche della celebre Via Appia, è stato anche il primo acquedotto a rendere necessaria la costruzione di archi per consentire il tragitto dell’acqua. La ragione della sua realizzazione è stata la necessità di approvvigionamento idrico della città di Roma, che all’epoca attingeva alle acque del fiume Tevere, dei pozzi e delle sorgenti. Però non era sufficiente al fabbisogno della città.
Il percorso di questo acquedotto ha inizio nell’Alta Valle dell’Aniene ed i suoi condotti coprono una distanza di nove chilometri.
Nel corso degli anni, è stato sottoposto per tre volte a un intervento di ristrutturazione: nel 144 A.C., poi nel 33 A.C. e infine tra l’11 e il 4 A.C. In quest’ultima occasione, venne implementato con un canale sotterraneo che corre parallelo al condotto principale.
Come funziona un acquedotto romano?

In un acquedotto romano l’acqua si muoveva dalla sorgente in direzione della città o comunque del punto di destinazione di approvvigionamento dell’acqua, attraverso la forza di gravità che veniva impressa grazie alla pendenza.
La struttura dell’acquedotto funge, in sostanza, da scivolo lungo tutto il suo tragitto. Questo risultato era il frutto di un certosino lavoro di calcoli e realizzazione di pendenze progressive, infatti, ogni parte del tracciato era leggermente più in alto rispetto alla successiva. Mediamente, la pendenza veniva costantemente mantenuta attorno al 2%.
Un aspetto davvero all’avanguardia del funzionamento degli acquedotti romani consisteva nel fatto che l’acqua, prima di venire incanalata, veniva fatta passare attraverso delle vasche in cui la velocità del flusso rallentava e questo allo scopo di trattenere fango o altri depositi. L’acqua così depurata, poteva iniziare il suo viaggio lungo l’acquedotto.
Non solo Roma: gli acquedotti romani costruiti in Europa
Gli Antichi Romani hanno costruito acquedotti non solo a servizio della città di Roma e dintorni, bensì lungo tutti i territori del loro impero. Per questo motivo, oggi si possono ancora ammirare gli acquedotti romani di Pont du Gard (situato in Francia), di Segovia, di Les Ferreres e l’Acquedotto dei Miracoli (tutti e tre situati in Spagna).
L’acquedotto di Segovia è uno dei migliori conservati, infatti nel 1985 è stato inserito tra i beni patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
Acquedotto romano: quali sono rimasti nella Città Eterna?
Gli acquedotti romani presenti nella città eterna, che si trovano attualmente in differenti condizioni di conservazione, sono:
- Aqua Appia del 312 a.C.
- Anio Vetus del 270 a.C.
- Aqua Marcia del 144 a.C. lungo ben 91 km
- Aqua Tepula
- Aqua Iulia
- Aqua Virgo
- Aqua Alsietina
- Aqua Claudia
- Anio Novus
- Aqua Traiana
- Aqua Alexandrina
Ci sono acquedotti romani ancora in funzione?
L’unico acquedotto romano attualmente ancora funzionante è Aqua Virgo (acqua vergine). Deve il suo nome all’estrema purezza delle sue acque.
Questo acquedotto, che risale a circa duemila anni fa, voluto da Agrippa che era il braccio destro di Augusto, ancora oggi rifornisce di acqua la Fontana di Trevi, la Barcaccia di Piazza di Spagna e la fontana dei Quattro Fiumi in Piazza Navona.
Il percorso di questo acquedotto è di 20 chilometri, di cui solo 2 chilometri sono sviluppati in superficie, per il resto è stato interrato. Purtroppo però, negli anni le sue acque hanno perso la qualità originaria a causa dell’inquinamento che è stato progressivamente causato da un’urbanizzazione scriteriata all’interno della Capitale.
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