Se vi trovate a Roma è state visitando la conosciutissima Piazza Navona, nota anche come l’antico Stadio Domiziano, vi salterà subito all’occhio un imponente edificio di culto: si tratta di Sant’Agnese in Agone. Pare, infatti, che la Chiesa di Sant’Agnese in Agone porti questo nome proprio perché in questa Piazza, durante le persecuzioni ad opera di Diocleziano, la povera Agnese venne martirizzata per il solo fatto di seguire la religione cristiana.

Sant’Agnese in Agone opera del Borromini: la sua storia, gli interni e gli esterni

La storia di Sant’Agnese in Agone ha origini antiche, il suo primo progetto, su richiesta di Innocenzo I Pamphilj, venne disegnato nel 1652 da Girolamo Rainaldi, seguendo uno stile totalmente barocco. La famiglia Pamphilj possedeva parecchi terreni nella Piazza, per cui la chiesa doveva risultare essere, come una cappella privata, annessa al vicino palazzo. Tra il 1673 ed il 1677 la direzione del progetto passò sotto Francesco Borromini, il quale apportò parecchie modifiche, come ad esempio, la facciata concava in modo che risaltasse maggiormente la cupola. Fu soltanto nel 1672 che la costruzione venne portata a termine dal figlio di Rainaldi, Carlo. Successivamente, nel 2004, Sant’Agnese in Agone subì una profonda ristrutturazione ed in seguito fu aperta al pubblico e divenne anche sede di diversi concerti.

Gli interni della chiesa

Gli interni di Sant’Agnese in Agone sono caratterizzati da una pianta croce greca ed ogni navata è arricchita da decori. È possibile visionare quattro altari, appartenenti a Sant’Alessio, Santa Cecilia, Sant’Eustacchio e Santa Emerenziana. I transetti, invece, sono dedicati a Sant’Agnese in Agone e San Sebastiano. Veramente affascinanti sono le colonne in marmo rosso di Cottanello e l’affresco all’interno della cupola, che raffigurano Sant’Agnese nella Gloria del Paradiso.

Gli esterni della chiesa

La facciata, di singolare bellezza, è situata in mezzo a due campanili che finiscono con forme coniche sopra le quali sono poste delle croci. Sul prospetto non ci sono decori particolari, ma tre portali di grandi dimensioni. La bellissima cupola che svetta sopra la facciata principale venne realizzata da Giovanni Maria Baratta e da Carlo Rainaldi.

I cinque altari e le quattro cappelle in Sant’Agnese in Agone

Come accennato in precedenza, all’interno della Chiesa di Sant’Agnese in Agone è possibile trovare il bellissimo altare maggiore di Carlo Rainaldi, che accoglie la Sacra famiglia di Domenico Guidi. A sorreggere l’altare vi sono quattro colonne di marmo verde, che terminano con dei capitelli in marmo dorato a foglia. Il timpano, invece, è adornato da due angeli in stucco insieme ad una colomba con la palma che simboleggia il martirio. Al centro si trovano tre angeli che sorreggono una scritta del vangelo: “tra i nati di donna non c’è nessuno più grande di San Giovanni”, voluta fortemente da Giovan Battista Pamphilj, che desiderava che l’altare fosse dedicato proprio al santo di cui portava il nome. Gli altri quattro altari, decorati con pale marmoree e stucchi, sono dedicati a Sant’Alessio, Santa Cecilia, Sant’Eustacchio e Santa Emerenziana.
Le quattro cappelle sono: la prima di Sant’Agnese, in prossimità del luogo del suo martirio ed espone all’interno la statua della Santa, la seconda di San Filippo Neri con la particolarità di avere al suo interno un affresco di Allegrini raffigurante la Vergine che accoglie in cielo San Filippo. La cappella dedicata a Santa Francesca Romana, poi, possiede al suo interno un rilievo marmoreo appartenente a Domenico Guidi e un affresco raffigurante Santa Francesca Romana assunta in cielo dalla Trinità, opera di Francesco Cozza. Infine, la cappella di San Sebastiano è abbellita al suo interno con una statua di marmo del santo, opera di Pietro Paolo Campi.

Curiosità e leggende tra Sant’Agnese in Agone e la Fontana dei quattro fiumi

Si racconta che, legata a Sant’Agnese in Agone e alla Fontana dei Quattro Fiumi, ci sia una delle più famose leggende riguardanti la rivalità tra il Bernini ed il Borromini. Sembrerebbe, infatti, che il Bernini nella realizzazione della famosa Fontana di Piazza Navona, proprio di fronte a Sant’Agnese in Agone, si sia divertito a prendere in giro Borromini. Guardando la statua che rappresenta il Rio de la Plata, è possibile notare il braccio alzato in segno di protezione e la faccia spaventata e preoccupata per la possibilità che la cupola della chiesa possa crollare. La statua del Nilo, invece, è rappresentata con un velo sugli occhi come a coprirli per non vedere la facciata della chiesa.
Si tratta solo di una leggenda, che però riesce a rappresentare benissimo la rivalità che negli anni ha accompagnato i due grandi maestri del ‘600, che, anche se separati da antipatie reciproche, hanno saputo trasformare la Città Eterna in un vero gioiello dell’arte.

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